Luca 7:11-16 Poco dopo egli si avviò verso una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una gran folla andavano con lui. 12 Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova; e molta gente della città era con lei. 13 Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: «Non piangere!» 14 E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!» 15 Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre. 16 Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra di noi»; e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Gesù passa per Nain in un momento veramente triste. Doppiamente tragico, perché era morto l’unico figlio di una donna vedova, pertanto già passata in precedenza per un lutto profondo.
Oltre al comprensibile dolore, occorre aggiungere che la condizione di vedova la rendeva una delle persone più fragili del popolo, essendo costretta a procurarsi autonomamente il cibo e ritrovandosi senza alcuna protezione. Incrociando il corteo funebre, Gesù ebbe pietà per questa donna, toccò la barella su cui si trovava il ragazzo e gli parlò, perché ogni volta che resuscitava una persona gli parlava direttamente con autorità.
Questa è una delle 3 resurrezioni compiute da Gesù sulla terra di cui abbiamo una narrazione. Probabilmente ne ha fatte altre, tuttavia non ha alleviato le sofferenze di tutte le vedove del suo tempo come non ha impedito che gli apostoli e tutti i suoi discepoli di ogni epoca affrontassero la morte. Tuttavia, la capacità di resuscitare i morti era un segno della sua messianicità, una prova che sarebbe stato in grado di farlo con tutti coloro che si sarebbero affidati e che ancora si affidano a lui.
Giovanni 6:40 Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Luca 21:33 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quello che lui promette, lo mantiene sempre. La sua opera nei nostri confronti non si è conclusa con la salvezza della nostra anima dal giudizio divino, ma si concluderà con la salvezza dei nostri corpi fisici mediante la resurrezione.
Domenica 5 novembre è stato un giorno triste per la nostra chiesa locale, perché abbiamo perso Stefano, un fratello ed un amico che amavamo tutti profondamente. Ci mancheranno la sua intelligenza e la sua umiltà, la sua generosità e la sua sincerità. Possiamo applicare le parole di conforto che Gesù disse a quella vedova anche a noi? Ritengo di sì. Il nostro conforto nel dolore è la certezza che ora Stefano è tra le braccia del Padre e che lo rivedremo un giorno, come Gesù ha promesso.
Patrick Galasso