Da adolescente passavo molto tempo ascoltando la musica con il mio walkman. Uno dei miei gruppi preferiti erano gli Iron Maiden, un gruppo Heavy Metal britannico. Nel 1984 scrissero ed interpretarono un brano dal titolo 2 Minutes to Midnight (2 minuti a mezzanotte).Il testo è un chiaro riferimento al Doomsday Clock (l’orologio dell'apocalisse), un orologio simbolico creato nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell'Università di Chicago, alcuni dei quali contribuirono a sviluppare le prime armi atomiche nel Progetto Manhattan. Poiché la mezzanotte di tale orologio serve a simboleggiare l’autodistruzione del genere umano, ossia la fine del mondo, la sua finalità era quella di sensibilizzare i potenti della Terra in merito alle loro scelte geopolitiche. Al momento della sua creazione l'orologio fu impostato a sette minuti dalla mezzanotte. Da quel momento, l'orologio viene spostato avanti o indietro a seconda delle scelte politiche mondiali e del pericolo nucleare. Inoltre, lo spostamento delle lancette è condizionato anche dai pericoli derivati dai cambiamenti climatici, dall'inquinamento, dai progressi relativi al settore delle armi biologiche e dell'ingegneria genetica. Fino a pochi anni fa il momento di massima vicinanza alla mezzanotte, appunto 2 minuti, si riscontrò tra il 1953 ed il 1960, un periodo di intensi test di armi termonucleari da parte di USA e URSS. Dal 2020 ad oggi, a causa prima del Covid-19, poi dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina e tra Israele e Hamas, che rischiano di espandersi anche ad altre nazioni, nonché i continui cambiamenti climatici, l’orologio dell’autodistruzione è fermo a 90 secondi!
Anche i discepoli di Gesù, sentendolo un giorno parlare di guerre, carestie e pestilenze, chiesero al Maestro di rivelare il momento esatto della fine del mondo. Questa fu la Sua risposta. Matteo 24:36-42 Ma quanto a quel giorno e a quell'ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo. 37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell'uomo. 38 Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, 39 e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo. 40 Allora due saranno nel campo; l'uno sarà preso e l'altro lasciato; 41 due donne macineranno al mulino: l'una sarà presa e l'altra lasciata. 42 Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà.
Stando alle parole di Gesù, dal momento che sia gli angeli che perfino lui stesso, come uomo, non ne fossero a conoscenza, risulta un’impresa impossibile per l’essere umano cercare di determinare con precisione il giorno e l'ora in cui si compirà la fine del mondo.
Ciò che invece preme sottolineare al Signore è la necessità di essere preparati per quel momento. Infatti, per evidenziare la superficialità spirituale delle persone, paragona la fine dei tempi con l’evento del diluvio. Così come i contemporanei di Noè si beffarono di tutti gli avvertimenti del profeta, finendo per essere totalmente impreparati alla catastrofe, allo stesso modo il giudizio coglierà gli uomini all'improvviso, in mezzo alle loro occupazioni giornaliere. Ovviamente, nessuno sarà in grado di evitarlo, ma ciascuno sarà ritenuto responsabile, davanti a Dio, della propria condizione spirituale.
Anche se riflettere intorno al ritorno di Gesù possa apparire più appropriato in momenti di crisi internazionale, come quelli che stiamo attualmente vivendo, dovrebbe in realtà essere parte del bagaglio spirituale di ogni cristiano. Infatti, è ciò che ci chiede di fare il Signore non solo in prossimità della Pasqua, ma bensì ogni domenica. 1 Corinzi 11:23-26 Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, 24 e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. 26 Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».
L'apostolo Paolo ci esorta ad avvicinarci ai simboli, che parlano del corpo e del sangue di Gesù, affinché tale ricordo abbia un impatto pratico nella nostra quotidianità. Ma cosa dovremmo ricordare? Che il dolore patito da Gesù non è stato inutile. Che il sacrificio che ha compiuto morendo sulla croce, sostituendosi ai peccatori, è un dono che mette a disposizione di chiunque lo desideri e che la sua resurrezione corporale, avvenuta 3 giorni dopo, è in funzione della salvezza dal giudizio divino di chiunque si ravveda dai propri peccati. Dovremmo ricordare che tra la prima venuta di Gesù e la seconda vi è lo spazio per il perdono di tutti coloro che, pentendosi, desiderano riconciliarsi con Dio.
Anche se nessuno conosce il momento esatto o possiede gli strumenti per prevederlo, la domanda resta attuale, soprattutto in momenti delicati come quelli che stiamo vivendo: quando l’orologio segnerà la mezzanotte, che ne sarà di te? Se ancora non lo hai fatto, ti consiglio di approfittare degli ultimi “secondi” rimasti per fare pace con Dio.
Patrick Galasso