Fin da piccoli dobbiamo confrontarci con il “dramma del fare”, dobbiamo da subito dimostrare a nonni, zii e genitori che abbiamo valore. Dobbiamo camminare presto, parlare presto e provare a tutti di avere qualche talento innato, qualche abilità. Che ansia invece quando il bambino ha qualche difficoltà a muovere i suoi primi passi od a parlare, tutti si iniziano ad agitare ed a fare pressioni. Come mai ha più di un anno e non cammina ancora? Ma è grande, perché non parla? Ti accorgi poi che il vero problema non è il bambino in sé, ma il confronto con gli altri bambini, perché il nipote della vicina camminava a 10 mesi e parlava in modo fluente a meno di 2 anni. Anche se nessuno lo dirà mai con la propria bocca, l'idea di sottofondo è la paura che il bambino abbia meno capacità degli altri e di conseguenza … meno valore!
Poi si viene proiettati nel mondo scolastico e la musica non cambia. Il paragone con gli altri alunni è qualcosa da cui non ci si libera, tutti si aspettano da te dei risultati eccellenti, perché in tal modo, nel confronto con gli altri, si potrà mostrare il tuo valore di figlio o nipote ed implicitamente il loro di parenti. Diventato adulto realizzi poi che la società in cui vivi è totalmente impregnata da questo modo di ragionare. Sai che avrai valore solo con un titolo di studio molto elevato rispetto alla media, se guadagnerai più degli altri o se farai dei viaggi in luoghi più belli degli altri. Se poi riesci a diventare famoso in TV o sui social media raggiungerai l’apice della vetta, non importa molto la motivazione, se per cose virtuose o riprovevoli, l'importante è raggiungerla.
Il principio di fondo con cui ognuno deve confrontarsi è: se fai, sei; se possiedi, allora hai valore. Un principio irrispettoso della dignità umana, che fa soffrire, che alimenta ansia e frustrazione. Un principio diabolico, perché frutto della sua mente malvagia.
Genesi 1:26-27 Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.
L'uomo e la donna furono creati ad immagine di Dio a coronamento della creazione. Il loro valore era intrinseco perché riflettevano i caratteri del loro Creatore, ossia la capacità di incarnare gli attributi comunicabili di Dio. Avevano capacità intellettive, emotive ed una volontà propria ed in virtù di esse erano in grado di svolgere al meglio il proprio ruolo, ossia gestire il creato alla gloria di Dio. Questa è l'essenza “dell'essere per fare”.
Genesi 3:4-5 Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; 5 ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male».
Dio vietò ai nostri progenitori di nutrirsi del frutto che li avrebbe resi “falsamente indipendenti”, pena la morte, ossia la separazione da Dio stesso che è vita. Tuttavia, la bugia che il Diavolo propinò alla donna e ad Adamo accanto a lei non fu legata solo alla negazione della morte, ma al fatto che “facendo sarebbero divenuti”. Disobbedendo a Dio sarebbero divenuti dei anch'essi, autonomi, del Suo stesso valore. In realtà l'essere umano ha in tal modo contaminato l'immagine divina in sé e danneggiato irrimediabilmente il proprio valore. Da quel momento il suo valore di creatura non era più legato alla capacità di riflettere i caratteri del proprio Creatore, ma al cercare di dimostrare agli altri ed a sé stesso di “essere un piccolo dio”, dovendo poi fare i conti con i propri fallimenti.
Giovanni 3:16 Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Agli occhi di Dio continuiamo tuttavia ad avere valore, al punto che è stato disposto ad offrire la vita di Suo Figlio per la nostra salvezza. Gesù, l'unico che riflette perfettamente i caratteri di Dio, essendo Dio ed allo stesso tempo un uomo non contaminato dal peccato, ha scelto di pagare il debito di morte che gravava sui peccatori venendo punito al nostro posto. Il perdono divino diviene quindi a portata di tutti coloro che, pentendosi dei propri peccati, ossia del tentativo di essere “dei piccoli dei egoisticamente indipendenti”, si affidano al solo vero Dio per la propria salvezza.
In definitiva pertanto la Pasqua annuncia questo messaggio: tu hai valore a prescindere dei tuoi risultati o fallimenti, delle tue abilità od inabilità, del tuo disagio economico o del tuo benessere, perché Dio non solo ti Ha fatto a Sua immagine, ma Ha offerto la vita di Cristo per poterti perdonare. Ti interessa? Lo credi? A te la scelta.
Patrick Galasso