Da svariate settimane, a causa del virus che sta circolando ormai in tutto il mondo, moltissimi genitori stanno passando quasi tutta la giornata con i propri figli. Non è più possibile avvalersi del supporto di babysitter, dell’asilo, della scuola o dei nonni. Per la maggior parte di essi ciò è un dramma, soprattutto per coloro che sono costretti a lavorare da casa. Non è affatto facile, infatti, conciliare la concentrazione dovuta alle proprie responsabilità lavorative con l’attenzione che i bambini richiedono costantemente. Tuttavia, per molti di loro, il disagio non è legato unicamente alla difficoltà di dover conciliare il lavoro con il ruolo genitoriale, ma al fatto che seguire costantemente i propri figli è impegnativo e stancante di per sé. I bambini non riescono a rimanere concentrati a lungo, si stufano facilmente e per occupare la loro giornata occorre tanta fantasia e molto impegno.
Perché molti genitori fanno così fatica a passare le giornate con i propri bambini? Perché non riescono a vedere questo periodo come un’opportunità anziché come un dramma?
Ma non tutti i genitori hanno i figli piccoli. Molti si ritrovano a passare le giornate con adolescenti nervosi, scostanti, irrequieti e non vedono l’ora che tutto torni alla normalità. Una normalità che spesso comporta il vivere delle vite separate, nelle quali ognuno è immerso nei propri interessi. Qual è quindi il vero problema di fondo? Per moltissime persone l’essersi riscoperti genitori senza preavviso. Il dover realizzare, contro voglia, di non aver investito sufficientemente nel rapporto con i figli. Infatti, il tempo non investito precedentemente con i propri bambini comporterà, inevitabilmente, il dover vivere con degli adolescenti sconosciuti e distanti.

Poiché i figli normalmente nascono e crescono all’interno delle famiglie, potremmo paragonare la famiglia ad una serra. Sarà compito dei genitori, appena i semi saranno germogliati, preparare le piccole piantine al loro sviluppo regolando la temperatura, l'umidità e curando il terreno affinché le piantine stesse possano crescere. L’errore di molti genitori è pensare che i figli “crescano da soli”, convinti che da grandi sapranno autonomamente fare le scelte migliori. Altri invece delegano ad altri la responsabilità educativa credendo che la scuola, i babysitter od al meglio i nonni possano adempiere meglio di loro a tale compito. Occorre quindi sfatare immediatamente questi 2 malintesi.

1° - I nostri figli non sono “buoni per natura”

Salmo 51:5 Ecco, io sono stato generato nell'iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato.

Il re Davide, autore di questo salmo, non sta affermando di essere nato al di fuori di un contesto legittimo, in quanto i suoi genitori erano legittimamente uniti in matrimonio. Non sta neppure affermando che l’atto sessuale con cui la sua vita ha avuto origine sia intrinsecamente sbagliato, in quanto tale atto è parte del buon progetto divino per l’umanità. Sta piuttosto affermando che l’uomo non è intrinsecamente buono, al contrario, la Parola di Dio lo dipinge come intrinsecamente malvagio. Questo significa che anche i nostri piccoli “pargoletti” non sono buoni per natura ed hanno bisogno del vangelo della grazia. Non sono “predisposti” all’obbedienza ma alla disobbedienza. Non sono predisposti all’altruismo ma all’egoismo. Vanno educati, esortati e rimproverati. Pertanto, se li abbiamo abituati a soddisfare subito ogni minimo capriccio per non sentirli urlare e lamentarsi e per non farci tormentare con la loro insistenza, ora ci ritroveremo per tutta la giornata dei bambini ingestibili.
2° - Il compito di educarli non spetta ad altri, ma fondamentalmente ai genitori
Deuteronomio 6:6-7 Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; 7 li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.

Le nostre parole e le nostre scelte influenzeranno i nostri figli in modo molto potente, più di qualunque altra cosa nella loro vita. Le nostre parole non pianificate, estemporanee, il modo in cui ci comportiamo mostra il vero tesoro del cuore di ogni genitore. Lo stesso si può dire delle nostre parole mentre siamo irritati, affamati, preoccupati, nervosi, stanchi: i nostri figli ci osservano sempre. Infatti, noi parliamo spesso delle cose che amiamo, involontariamente escono dalla nostra bocca; cosa sentono i nostri figli? Che discordi facciamo con loro a tavola, mentre giochiamo o passeggiamo con loro? Qual è il “dio” che i nostri figli ci vedono adorare? La carriera lavorativa? Il denaro? Il benessere? La nostra realizzazione personale? La nostra serie TV preferita? Tutte queste cose non sono sbagliate in sé, tuttavia il vero perno intorno al quale Dio vorrebbe che una famiglia ruotasse è Lui stesso. Questo non significa che la vita in famiglia debba somigliare ad una perenne lezione di catechismo, oppure ad una sorta di collegio con regole ferree da cui ogni figlio vorrebbe scappare.
Piuttosto significa coltivare:

a) L’amore: mediante le parole, gli atti ed i gesti a loro rivolti senza vergogna ossia abbracciandoli, baciandoli e mostrandosi felici di stare con loro. I nostri figli devono capire che per noi sono veramente importanti.

b) Il divertimento: La nostra casa deve essere attraente dal punto di vista relazionale. Un genitore deve impegnarsi nel favorire l'armonia familiare promuovendo delle attività insieme ed investendo tempo per giocare con i figli. Utilizziamo la nostra fantasia per creare serate ricche di calore familiare oppure dei pomeriggi allegri e sereni. Il rapporto famigliare deve essere divertente, giocoso e scherzoso; una famiglia dove la santità viene confusa con lo stoicismo non esalta la gioia di Gesù. Occorre creare dei ricordi felici per costruire costantemente delle basi per la felicità familiare futura.

c) La disciplina: Proverbi 6:20-23 Figlio mio, osserva i precetti di tuo padre, e non trascurare gli insegnamenti di tua madre; 21 tienili sempre legati al cuore e attaccati al collo. 22 Quando camminerai, ti guideranno; quando dormirai, veglieranno su di te; al tuo risveglio ti parleranno. 23 Il precetto è infatti una lampada, l'insegnamento una luce, le correzioni e la disciplina sono la via della vita

I precetti rappresentano l'insieme delle regole familiari. Non è facile per un bambino comprendere perché un certo comportamento sia lecito oppure no, è più facile che comprenda che qualcosa non si possa fare o non sia corretto farlo perché il papà o la mamma hanno detto di non farlo. Si tratta della cosiddetta fase di eteronomia (da: etero = altro e nomos = norma, regola) che consiste nel rispettare una regola perché una persona che si ritiene importante l’ha dettata. Un ragazzo deve essere però accompagnato nel lento e progressivo passaggio dall’eteronomia all’autonomia (da: auto = da solo e nomos= norma, regola) vale a dire alla fase in cui sarà poi in grado di comprendere le regole ed accettarle da solo. Questo significa che non si limiterà ad attenersi ad una norma o regola perché ha paura della rottura del legame con l’adulto che vuole che venga rispettata, ma avrà consapevolezza di tutta una serie di conseguenze, su di sé e sugli altri, dell’esito delle proprie azioni e delle proprie scelte.

Colossesi 3:21 Padri, non irritate i vostri figli, affinché non si scoraggino.

Irritare significa “provocare, amareggiare”. Facciamo questo errore dicendo a nostro figlio “ti perdono”, ma mantenendo un atteggiamento distaccato; questa è un'irritante bugia. Oppure mostrando un disarmante scoraggiamento davanti all'ennesima mancanza del figlio; questa è crudeltà, perché lascia intendere che ciò che è stato spezzato non si può più recuperare. Infine punendolo in modo esemplare ma non coltivando interesse per lui, oppure non lodandolo con altrettanto entusiasmo quando, al contrario, fa cose lodevoli. Ogni qual volta farai ricadere su tuo figlio il tuo nervosismo, le tue frustrazioni per i fallimenti o le umiliazioni subite, i problemi relazionali con il coniuge o le aspettative che hai per lui e che lui sta deludendo perché è diverso da te stai confondendo l'ira con l'amore, stai chiamando disciplina la tua vendetta. Se i nostri figli considerano la propria famiglia un contesto divertente, bello, sereno, piacevole, gioioso e giocoso e se il nostro rapporto con loro è intenso, la disciplina più grande non sarà il dolore di una punizione, adeguata alla loro età, ma vedere il nostro dispiacere negli occhi.

d) La coerenza: Nessun genitore sarà mai perfettamente coerente, ma dovrebbe coltivare la convinzione che le regole valide per un figlio siano valide per tutti i figli, padre e madre compresi; senza preferenza alcuna. La coerenza produce la fiducia e la fiducia alimenta la relazione vera e profonda, è un dramma osservare dei figli che si vergognano dei propri genitori perché li considerano degli ipocriti.

e) Il coinvolgimento: ossia permettere ai propri figli, non più piccoli, di esprimere progetti, dare consigli e fare critiche costruttive sulla gestione di famiglia dei genitori. Ogni aspetto della vita deve essere oggetto di dialogo in famiglia. Ascoltare non è un esercizio passivo ma richiede concentrazione. Il genitore non dovrebbe correggere o interrompere il discorso dei figli, al punto che si scoraggino e pensino che non valga la pena parlare con loro. Usare l’arma del possedere più esperienza per metterli a tacere non fa bene alla relazione.

f) L’incoraggiamento: Il mondo è pieno di persone scoraggiate a causa dell'ingiustizia e delle difficoltà che debbono affrontare ogni giorno. La casa deve essere un rifugio, un posto sicuro ed accogliente per i figli, un luogo in cui si sentono amati ed accettati. È fondamentale che ogni membro di una famiglia sia felice di tornare o di stare a casa propria.

g) La libertà: Un genitore deve saper anche proteggere la libertà dei propri figli, se manca la libertà l'atmosfera familiare diverrà soffocante.
(1) di essere diversi - Se un figlio ha aspirazioni diverse dal padre, dalla madre o dai suoi fratelli non va scoraggiato; deve poter mostrare la sua personalità, le proprie potenzialità ed essere amato per ciò che è. È l’inizio di un dramma quando in una famiglia si inizia a percepire che un figlio viene preferito rispetto ad altri fratelli o sorelle, in quanto caratterialmente più vicino ad uno od entrambi i genitori. I figli hanno il diritto di perseguire i propri sogni e pianificare i propri progetti senza il peso di dover tenere conto di pregiudizi, differenze di opinione, di gusti o di tradizioni familiari.
(2) di fallire - Il genitore che coltiva uno spirito di perfezionismo avvelenerà il cuore del proprio figlio, alimentando in esso la convinzione che non sarà mai accettato così com'è, con le sue debolezze ed i suoi limiti. Spesso, ciò che frustra di più un genitore davanti agli sbagli dei figli non è la consapevolezza che abbia offeso Dio ma la paura dell'uomo e dell'apparenza, ossia il costante timore del giudizio degli altri. In realtà, ogni errore nella vita aiuterà i nostri figli a crescere. Un controllo crescente produce un rapporto decrescente, un rapporto decrescente sfocerà in un rapporto familiare assente, un rapporto familiare assente avrà come conseguenza un affetto familiare totalmente deteriorato. Il genitore cristiano deve saper sfruttare i momenti di fallimento dei propri figli, considerandoli opportunità da utilizzare per mostrare loro il perdono e la grazia all'interno della sua famiglia, ossia il vangelo di Cristo.

h) Il perdono: Se dei peccatori vivono insieme il conflitto sarà inevitabile, ciò che occorrerà è imparare l'arte della grazia e del perdono. I genitori devono essere pronti non solo a pretendere le scuse dei propri figli, ma anche a chiedere e ricercare il loro perdono quando saranno loro stessi a sbagliare.

i) La riconoscenza: 1Tessalonicesi 5:18 in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
È difficile insegnare tale principio se si incoraggiano e si assecondano sempre i capricci di un figlio egoista. Un bambino che riceve un dono deve imparare che quel gesto non è un atto dovuto ma un regalo e come tale va apprezzato. La gratitudine è l’antidoto naturale contro l'insoddisfazione che pervade le ultime generazioni. Per poterlo insegnare è fondamentale che i genitori ragionino allo stesso modo, imparando per primi a coltivare un atteggiamento di riconoscenza nei confronti della grazia divina che Dio costantemente offre loro.

Atti 16:30-31 «Signori, che debbo fare per essere salvato?» 31 Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia».

Essere genitori non è affatto un compito facile, soprattutto se i nostri figli sono ormai grandi ed abbiamo perso molto tempo prezioso. Tuttavia il senso del vangelo comporta la possibilità di poter ricostruire le relazioni; innanzitutto con Dio, poi con le persone che abbiamo intorno. Gesù è pronto a perdonare i nostri fallimenti genitoriali se noi siamo pronti ad ammetterli e ad abbandonarli. Solo così potrà iniziare il Suo processo di guarigione profonda nelle nostre vite.

Patrick Galasso

Poiché l’argomento trattato tocca aspetti pratici e coinvolge le dinamiche familiari, ho pensato di completarlo con 3 domande in modo da stimolare una discussione costruttiva.

I° - Quando osservi tuo figlio, vedi in lui una creatura innocente ed intrinsecamente buona od un peccatore con un alto potenziale di malvagità?

II° - Delle 9 caratteristiche elencate come fondamentali per educare cristianamente i propri figli (amore, divertimento, disciplina, coerenza, coinvolgimento, incoraggiamento, libertà, perdono e riconoscenza) in quali ritieni essere più carente? Quali ritieni siano quelle nel quale il tuo partner è più carente?

III° - Se hai dei figli adolescenti o già adulti, magari anche già sposati, vorresti provare a confrontare le tue risposte con la loro opinione? Se lo farai, in alcune cose potrai sicuramente ringraziare il Signore, in altre forse dovrai chiedere perdono.